La fede si trasmette con il dire, con il fare o con l'essere?

Comunità // di Erica Bigotto

Riflessioni sul MODO di parlare di fede ai bambini in un MONDO che cambia

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«Guardare ai bambini è guardare a una promessa, è guardare al mondo che verrà!
Ma per noi, guardare i bambini è una responsabilità! Un cristiano deve prendersi cura dei ragazzi, dei bambini e trasmettere la fede, trasmettere quello che vive, che è nel suo cuore. Noi non possiamo ignorare le piantine che crescono!
Tutti noi abbiamo una responsabilità di dare il meglio che noi abbiamo e il meglio che noi abbiamo è la FEDE: darla a loro, ma darla con l'esempio! Con le parole non serve, con le parole...
Oggi, le parole non servono! In questo mondo dell'immagine, tutti questi hanno il telefonino e le parole non servono.... Esempio! Esempio!»

Papa Francesco parla così ai bambini e alle loro famiglie durante un'omelia a Casa Santa Marta e queste parole racchiudono il senso più profondo dell'azione educativa cui siamo chiamati anche noi catechisti nel testimoniare, educare e accompagnare i bambini nelle tappe della loro crescita spirituale.

Il contesto storico in cui viviamo è caratterizzato da un'interruzione o rallentamento dei canali classici di trasmissione della fede come la famiglia, la scuola e – a volte - anche la stessa comunità cristiana, tanto da apparire troppo complesso e veloce nei sui cambiamenti. I bambini, “le piantine che crescono”, i cosiddetti “nativi digitali”, iperstimolati dalla tecnologia ma soprattutto da una vita frenetica e pianificata, che corre troppo veloce tra scuola, attività extra-scolastiche, impegni familiari… hanno bisogno più che mai di essere accompagnati nelle scoperta e nello sviluppo della loro dimensione interiore.

 

Ma come farlo in un modo a loro comprensibile?

Parlando di volto, di occhi pieni di bontà, di mani che ti accarezzano... perché i bambini di oggi sono sempre più logici e concreti: non comprendono i concetti astratti e i ragionamenti teorici, il loro mondo è sì fatto di immagini e fantasie, ma che devono sempre avere un riscontro concreto con la realtà.

Anche a livello catechistico si è reso indispensabile rispondere in maniera adeguata alle mutate esigenze delle nuove generazioni, cogliendo una “sfida educativa” attraverso il “rinnovamento” dei metodi e dei linguaggi utilizzati nel cammino di iniziazione cristiana e nella preparazione ai sacramenti della Riconciliazione ed Eucarestia.

Gli incontri settimanali sono stati re-impostati sul modello laboratoriale, con il graduale abbandono del classico approccio frontale e “scolastico”, per portare i bambini alla scoperta della loro dimensione spirituale dentro ad una comunità – la famiglia allargata della Chiesa - che li accoglie, li ascolta e li sostiene.

Consapevoli che non è sempre facile intraprendere un cammino senza attraversare momenti di sconforto per la poca presa che tutto il nostro impegno sembra produrre e che i momenti critici possono essere anche un'opportunità per riscoprire, confermare o convertire lo stile di un impegno assunto a nome della comunità cui apparteniamo, vi offriamo la testimonianza di alcuni dei protagonisti del nostro cammino:

 

 

Dire, fare o essere??

Il dire: per raccontare la nostra esperienza

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Il fare: “fare cordata” tra adulti (tra genitori, tra genitori ed educatori) perché da soli si fa per uno e “insieme” le energie si moltiplicano

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L’essere: con la propria vita, testimoni autentici di un grande Amore che c’è stato, c’è e sempre ci sarà

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